“Ciao Italia”, la dance-elettronica underground degli ’90

Ciao Italia Rebirth Record

Con una dedica al mitico Claudio Coccoluto recentemente scomparso è da poco uscito “CIAO ITALIA. Generazioni Underground” su Rebirth Records. Il logo della mascotte Ciao del Mondiali di calcio di Italia ’90 viene preso a pretesto per un’operazione che costituisce un viaggio in quegli anni quando, ispirati da un innato senso di libertà e sperimentazione, una generazione di dj e producer italiani immaginano il suono del futuro. Un periodo dove il sound italico esprime una forte carica innovativa capace di generare un grande movimento nei club e così negozi di dischi, brand di abbigliamento, personaggi vari fanno si che il nostro paese diventi una scena veramente attraente per tutto il panorama della dance elettronica mondiale.

Nato da un’idea di Daniele “Shield” Contrini, con la direzione artistica di Stupefacente Studio, il progetto ha preso forma in un doppio vinile, con un inserto firmato dal giornalista Elia Zupelli, che ricostruisce l’affresco di un’epoca attraverso le voci dei protagonisti, fotografie, interviste, rarità e abbagli notturni dal dancefloor.

“Ciao Italia” vuole essere un tributo agli artisti che hanno scritto questa storia, spesso costretti a tanti alias da non ricordarsene nemmeno e sicuramente meno celebrati dei loro colleghi di oggi: da Andrea Gemolotto, Massimino Lippoli, Fabrice, Mr. Marvin, Davide Rizzatti e Angelino Albanese per la DFC, Ricky Montanari e Flavio Vecchi (Love Quartet), Paramour, Adrian Morrison e Dj Ralf per la Heartbeat, passando per le produzioni di Alex Neri e Marco Baroni (già Kamasutra, Green Baize, Agua Re fino a diventare i Planet Funk) per la Palmares; e ancora Don Carlos e Stefano Tirone (insieme Montego Bay Experience), Francesco Montefiori (aka Key Tronics Ensemble e Soft House Company) e Claudio “Moz-Art” Rispoli (Jestofunk e Omniverse) su Irma e Antima Records, Leo Mas, Rago e Farina, MBG, Paolino Bova, Gianni Bini e Paolo Martini, senza dimenticare nomi che sono rimasti più nell’ombra ma che hanno dato linfa  e spessore alla musica Made in Italy come Leo Anibaldi, Andrea Benedetti e Eugenio Vatta (Frame),  Leandro Papa (Last Rhythm e Stonehenge), Cesare Cerulli e Toni Verde (Blue Zone), Graziano Ragni (High Tide), Massimo  Berardi (Underground Nation Undertour Sensation e Cosmic Galaxy) e Massimo Zennaro e alt.

Abbiamo scambiato due chiacchiere con l’ideatore del progetto Daniele “Shield” Contrini

Penso che l’idea di fare Ciao ti sia nata dopo aver ascoltato tutta quella musica di quegli anni. Cosa hai riscontrato di particolare di quelle produzioni che in altre scene non avevi trovato?

In realtà è un progetto a cui sto lavorando da più di un anno, ma la prima idea mi è venuta già a metà 2019. Rebirth aveva acquisito piano piano la sua fama e credibilità, grazie alla collaborazione con artisti internazionali e nuovi talenti, provenienti da ogni parte del Mondo, e alla creazione di un suono di qualità, credibile e molto eclettico che spaziava nelle sonorità pur rimanendo nell’ambito della musica elettronica. Una qualsiasi persona che prendeva in mano un nostro disco non avrebbe mai pensato che potesse arrivare dall’Italia, e questo se da un lato significava internazionalità dall’altro ci aveva un po’ allontanato dalla nostra terra, dalle nostre origini. Da poco inoltre avevo lanciato Tempo Dischi, un’etichetta creata per scoprire e ristampare classici e rare gemme italiane della scena italo disco degli anni 80, quella che alla massa è arrivata con Giorgio Moroder, Gino Soccio o Den Harrow per intenderci, ma che ha una storia ben più lunga, fatta di brani meno conosciuti ma che suonano ancora attuali, e che non volevo venissero dimenticati. Per cui iniziai a chiedermi…perché in questo momento di confusione globale, di saturazione, di individualismo, e anche di crisi di idee, non dare un segnale forte dall’Italia. In particolare partendo da quel suono prodotto nella nostra penisola a inizio anni 90, spesso identificato con i termini  Dream House, Italo House, Piano House, o semplicemente Underground, che ha lasciato il segno e ancora oggi continua a essere vivo tra dj, clubbers e cultori di nuove generazioni. Quella musica non era del tutto nuova, ma era vicina a quelle atmosfere deep house di Chicago, Detroit e New York, non lontane dal jazz come armonizzazioni, ma rielaborata con gusto e sapore tipici della nostra cultura, contaminata con le nostre tipiche radici melodiche e in qualche modo romantiche, caratterizzata da orchestrazioni quasi cinematografiche, robuste linee di basso, melodie accattivanti e sognanti e vibrazioni sensuali. Mi ha colpito e influenzato profondamente, e tuttora continua ad ispirarmi, proprio perché aveva un tocco diverso, mai banale o scontato, trasportava la mente, e si distingueva da tutta la musica che proveniva da altre parti d’Europa. 

Quali tracce tra quelle pubblicate hai amato di più?
Ognuno di questi brani ha una sua storia, e mi trasmette delle emozioni…quindi mi risulta difficile dare un ordine di importanza. Dietro a questo progetto c’è stato un grosso e lungo lavoro di ricerca. Grazie all’aiuto dei dj e protagonisti di quel periodo ho fatto una prima selezione musicale, annotando i brani più suonati e segnalati. Alcuni artisti hanno collaborato fin da subito, in quanto possessori dei diritti. Altri ancora si son dimostrati restii a cedere i diritti di licenza, anche se non esclusivi, e infine in alcuni casi non sono riuscito a risalire agli editori e proprietari attuali, e questo è stato molto frustrante. Sono innumerevoli i pezzi interessanti prodotti in quel periodo che non siam riusciti a inserire per queste ragioni. Tra questi una particolare menzione a ‘Un Beso No Mata’ dei Love Quartet (Flavio Vecchi e Ricky Montanari),  U-N-I ‘Don’t Hold Back The Feeling’ prodotto da Claudio Coccoluto entrambi su Heartbeat, ma i cui diritti ora sono gestiti dalla Zyx, che purtroppo ha rifiutato la concessione dei diritti di licenza. Claudio ha suggerito un altro brano, che prodotto nel 1998 si discostava molto come suono dalla linea musicale della raccolta. Altri due brani, Nightcommunication (Leo Mas e Andrea Gemolotto) ‘Nocturne Seduction’ e Mr. Marvin ‘Entity’ sarebbero stati perfetti, ma erano già stati inseriti in tempi recenti in altre raccolte. Altri nomi, come Franco Falsini (Open Spaces), Ivan Iacobucci, Underground Sound Of Rome, erano nella mia lista ma non siamo riusciti a raggiungere un accordo. Parlando invece dei brani inclusi, alcuni sono dei classici (penso a Suenõ Latino, Leo Anibaldi e Optik), altri sono delle piccole perle che a dire il vero non conoscevo. Inoltre sono presenti anche degli inediti, ossia dei brani che non avevano mai visto la luce prima d’ora. Devo ringraziare la disponibilità dei singoli artisti coinvolti e di label come la DFC (Expanded) e MBG Recordings.

Cosa pensi dell’apporto degli artisti e della scena della Riviera in quegli anni?Sicuramente la Riviera è stata il centro propulsore per la nascita di questo movimento, centro culturale, di avanguardia e creatività. Era diventata un grosso richiamo per il turismo e il pubblico, che proveniva da tutta Italia e anche dall’estero. Li sono approdati artisti, dj, ballerini, direttori artistici, stilisti da tutto il Mondo e  sono nati clubs che hanno fatto la storia. Penso al Cocoricò e al Titilla, il Peter Pan, il Prince, lil DaDaDa, la Baia Degli Angeli, il Vae Victis (che poi è diventato Echoes), il Club dei 99. In quel periodo I djs che suonavano a Riccione poi diventavano di riflesso importanti in tutta Iitalia. Una menzione particolare a Ricky Montanari e Flavio Vecchi, Cirillo, Massimino Lippoli, Ralf, Marco Trani, Claudio ‘Moz-art’ Rispoli, Gianni Parrini, Andrea Arcangeli, Pastaboys.